“Voglio fare l’home stager”: mesi fa, quando ancora non sapevo nulla del mio futuro incontro con Home Philosophy, e in una sala d’attesa continuavo a sperare che almeno quel giorno il dentista mi risparmiasse traumi e infinite sofferenze, mi sono imbattuta in una rivista sulla cui copertina spiccava proprio questo titolo.
In modo distratto e disattento, e in attesa della voce del dentista a chiamare il mio cognome, ho letto le prime righe dell’articolo.
In tutta onestà fino ad allora il mio contatto con l’home staging si era limitato solo a qualche rapida sbirciatina a trasmissioni come “Vendo casa disperatamente” e letture veloci di articoli presi qua e là su internet.
Così, anche questa volta in quell’algido studio dentistico, nella frettolosità del crearmi un’idea, avevo banalmente creduto che la professione dell’home stager fosse semplicemente una questione di “buon gusto e predisposizione all’arredamento”.
Avevo visto foto, in giro per la rete, piene di cuscini a terra e candele, e mi ero detta “Cosa ci sarà di tanto difficile nell’essere una home stager e nel valorizzare una casa?”
In un certo qual modo questa mia autosufficienza Francesca l’avrà inconsciamente percepita a tal punto che, quando mi ha invitato a prender parte il 21 giugno al PRIMO TRAINING DAY organizzato da Home Philosophy, mi ha gentilmente obbligato a restare tutta la giornata.
“Dina, t’assicuro. Resta tutta la giornata. Poi ne riparliamo. Ti serve per capire alcune cose”.
Nella mia testa mi dicevo: “ Ma una giornata intera a sentire parlare di cuscini e coperte e candele a cosa mi servirà?”
Continuava a risuonare questa domanda nella mia testa anche quando ho richiamato Francesca per confermarle la mia presenza non solo per metà giornata. “Va beh”, mi son detta, “al massimo mi sarò goduta un bel panorama dalla terrazza dell’Hotel dei Cavalieri”.
Quando il 21 giugno è arrivato ed ero in metro a Milano, per raggiungere la location del training, a me che tanto piace ascoltare i discorsi della gente, mi è parso di sentire due ragazze della mia età parlare di una giornata di formazione che avrebbero dovuto seguire in zona Missori.
Con incredibile entusiasmo una di loro dice all’altra “Finalmente incontriamo le altre della community che non vediamo da tanto”.
“Toh”, ho pensato “anche loro vanno a Missori. Chissà quale altro traning ci sarà oggi in zona.”
Arrivata all’Hotel, anche con leggero anticipo, non mi aspettavo di trovare così tanta gente già seduta nella sala conferenza.
Ho provato a contare le teste di tutti: 99 per l’esattezza.
99 iscritti, tra cui, con mio estremo stupore, c’erano anche le due ragazze che avevo incrociato nella metro.
Trovando il mio posto, qualche minuto prima dell’orario di inizio, ho chiacchierato con qualche iscritto.
E ho scoperto che non tutti erano di Milano.
Molti avevano preso un treno, ad orari per me impensabili, per essere lì di prima mattina belli pimpanti e col sorriso di chi sta facendo una cosa che davvero gli piace.
Cosa Smuoverà – Continuavo A Chiedermi – 99 Persone Ad Iscriversi Ad Un Training Day Per Home Stager Che Dura Un Giorno Intero E Magari Anche Lontano Da Casa?
La risposta, se volete saperlo, m’è arrivata ben 8 ore dopo.
Sarò sincera credevo di ritrovarmi in un luogo in cui sicuramente si sarebbe parlato solo di cuscini e candele.
E invece, con mio immenso stupore, non solo ho scoperto una realtà in cui ogni persona tendeva ad aprirsi all’altro con interesse e con la voglia di condividere il proprio percorso lavorativo, ma mi sono ritrovata davanti anche a speech tenuti da una psicologa, da un color consultant, da un esperto di coaching, da una professional organizer, da esperti del settore dell’home staging, di fotografia e del mondo immobiliare.
Non si è parlato mai di cuscini né di candele. Ho invece scoperto che il modo sbagliato per fare home staging è proprio quello di credere che tutto si limiti lì a delle candele messe il più delle volte nel posto sbagliato e nel luogo meno opportuno.
Ho imparato che l’home staging è un mondo complesso fatto di mille sfaccettature.
La più sconcertante verità palesatami durante il training è stata tra l’altro scoprire che un home stager non è sicuramente soltanto quello che io definivo una persona piena di “buon gusto e predisposizione all’arredamento”.
Ma anzi.
- Un home stager è una figura poliedrica che racchiude al suo interno:
- Una persona attenta non solo alle emozioni di un luogo ma anche ai sentimenti di chi quel luogo l’ha vissuto e amato
- Un esperto di colori e cromie ma anche un attento conoscitore dei più intimi processi della storia della percezione
- Un attento organizzatore del proprio tempo e degli spazi
- Una persona che ha compreso la differenza tra valorizzazione e preparazione di un immobile (i luoghi abitati sono come delle persone. Voi di voi stessi, prima di un appuntamento direste che state andando a valorizzarvi o a prepararvi?)
- Un visionario che riesce a scorgere in alcuni dettagli nuove possibilità
- Una persona che comprende le proprie mancanze e che sa affidarsi a chi rende quei limiti nuovi punti di forza
- Un libero professionista che ogni giorno deve dare credibilità al proprio lavoro ma anche muoversi tra cavilli burocratici e legali
- Una persona che non si è autoproclamata home stager ma che ha studiato, ha seguito corsi e acquisito le metodologie giuste per imparare a vedere oltre.
Chissà quale altre cose scoprirò di questo fantastico mestiere.
Non mi resta che attendere settembre per il nuovo anno accademico in Home Philosophy!