Quando penso al concetto della parola “competitor” mi vengono in mente cose traumatizzanti e molto lontane dal mio modo di essere: la competizione a scuola, la competizione sportiva, il fatto di dover primeggiare e di dover indossare sempre una corazza, un’armatura, per uscire fuori casa e affrontare il mondo ostile e pericoloso, disseminato di persone che ci vogliono portare via quello che ci meritiamo o per lo meno che pensiamo di meritarci.

 

Crescendo e vivendo, ho costruito un modo diverso di affrontare la vita che fino ad oggi mi ha permesso di mangiare, di dormire sotto un tetto e di avere soddisfatto tutti i miei più comuni desideri.

Sono anche riuscita a costruire una famiglia e mantenere insieme a mio marito i nostri 2 figli.

Un modo di vivere in sinergia e ammirazione della vita e dei viventi, con uno sguardo critico su me stessa e sugli altri, ma comunque in continua comunicazione con chi si occupa della mia stessa materia e con chi vive nel mio stesso universo.

In particolare per quanto riguarda l’Home staging, che è ancora una creatura fragile, giovane, da nutrire, proteggere e far crescere sana e forte, per lo meno nel nostro paese, quello che  nel mio piccolo sto cercando di costruire è un continuo scambio.

Con le mie formatrici, che oggi sono diventate le mie colleghe e che mi coinvolgono con entusiasmo e grande generosità, con le mie nuove colleghe appena diplomate, che domani formeranno altre giovani, in un circolo virtuoso di scambi, crescita, implementazione della propria professionalità attraverso la condivisione.

Credo che se qualche collega si aggiudica un lavoro al posto mio, sia perché è più fuoco di me in quel contesto e il mio sguardo è nella direzione dell’imparare da lei qualcosa, o comunque del considerare quella realtà come una nuova informazione sulla quale costruire e non distruggere.

Ognuno di noi ha in sé un mondo meraviglioso e un modo meraviglioso di dialogare con gli spazi e con le case:  fare cerchio, unirsi, confrontarsi, contaminarsi e supportarsi soprattutto in momento di stallo, come potrebbe essere questo, è fondamentale per proteggere la creatura “Home staging”,  per far sì che cresca nel modo e nella direzione più nobile.

Arroccarsi nella  torre non fa bene né a me né a questo universo, avere l’umiltà e la curiosità di aprirsi al confronto costruttivo, il coraggio di lasciare a casa la corazza, l’armatura, e dimenticare quel confine fittizio tra noi e l’altro, dando via vita a collaborazioni, confronti, consigli, è per me il modo migliore per affrontare per vivere nella professione e nella vita.

Con umiltà ed empatia diffondiamo bellezza insieme.

Eleonora Ponzoni