Care colleghe, noi siamo come Dorothy Gale, la protagonista de Il Mago di Oz.
Cosa serve al giorno d’oggi per costruire (o ri-costruire, come nel mio caso) un ruolo professionale?
Quali sono le competenze richieste dal mercato?
È possibile cambiare percorso dopo tanti anni di attività in uno specifico settore?
Quanto è possibile modificare il nostro atteggiamento?
Vi ricordate chi sono i protagonisti della fiaba?
C’è Dorothy, una bambina che trasportata da un tornado si ritrova in una terra sconosciuta (quelle siamo noi quando ci siamo sentite un po’ perse) e non sogna altro che tornare a casa (nessun posto è bello come casa, la nostra casa interiore).
C’è lo Spaventapasseri, che desidera ottenere un cervello, per usare l’intelligenza che gli serve.
C’è l’Uomo di latta, deluso dai sentimenti, che vorrebbe un cuore nuovo per tornare ad amare.
E infine il Leone codardo, che vorrebbe solo avere un po’ più di coraggio.
Cosa possono rappresentare per noi i doni del Mago di Oz?
 
Il cervello dello Spaventapasseri è simbolo del sapere, teorico e pratico, necessario per esercitare la nostra professione. La formazione deve essere in grado di insegnarci e ampliare le nostre abilità tecniche. Il cervello ci permette anche di trasferire le nostre conoscenze pregresse e renderle utili nel nuovo contesto: oggi il mercato apprezza le competenze trasversali e fluide.
 
 
 
Il cuore dell’Uomo di Latta è simbolo della competenza emotiva, quell’insieme di abilità che da Goleman in poi è stata definita come l’intelligenza emotiva. Ossia la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali. Il nostro lavoro non può prescindere dall’interazione con le persone, dalla loro sensibilità, tanto estetica quanto emotiva. È la fase in cui osserviamo, esploriamo, ascoltiamo, ma soprattutto sospendiamo ogni giudizio.

 

Il Leone Codardo invece ci ricorda che, senza un pizzico di coraggio, è impossibile affrontare nuove sfide, intraprendere nuovi percorsi o anche solo immaginarci diversi. E in questo ci può venire in aiuto la passione, che ci porta ad avere il coraggio di raggiungere quello che il nostro cuore vuole davvero.
 
 
 
 
Ma anche il coraggio di essere noi stessi.
Il coraggio di essere imperfetti.
Il coraggio di farci scompigliare dalla Vita.
Il coraggio di cadere e rialzarci più forti di prima.
Il coraggio di lasciar andare, perché non possiamo avere il controllo su tutto o piacere a tutti.
Il coraggio di accettare le nostre fragilità, perché ci farà sentire più vivi e leggeri.
Perché se ci vuole impegno per arrivare in alto, ci vuole anche leggerezza d’animo per poter spiccare il volo.
 
E poi, percorrendo la strada, ognuno di noi incontrerà la sua Strega Buona Del Nord ( la mia è stata sicuramente Francesca), che vi indicherà la strada che conduce alla Città Di Smeraldo.
 
Realizzare i propri sogni, però, non è mai una passeggiata da poco; anche quando si sconfigge il male e si uccide la malvagia Strega dell’Ovest (le nostre paure e personali difficoltà), il premio è ancora lontano.
 
Ma come ogni fiaba, anche questa ha il suo messaggio. Il Mago di Oz, seppur imbroglione, ci insegna ad avere fiducia in noi stessi. Sì, perché Dorothy, lo Spaventapasseri, l’Uomo di Latta e Leone Codardo hanno sempre già avuto dentro di loro ciò che cercavano. È servito però il viaggio a far emergere la loro forza.
 
ABBIAMO UNA BUSSOLA: CERVELLO-CUORE-CORAGGIO, sono tutte doti che possediamo.
 
Sono poi le esperienze accumulate durante il viaggio che ci permettono di far uscire il nostro potenziale, il nostro talento, il nostro vero Io.
 
È il viaggio che conta, non la meta.
NOI SIAMO LA NOSTRA META!
 
 
ELENA AVONTI